NOI NON FABBRICHIAMO CIBO, NOI LO PRODUCIAMO

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Dove nasce l’idea di Sovranità Alimentare?

Il concetto di Sovranità Alimentare proposto da La Via Campesina nel 1996 e ripreso poi in tutto il mondo da movimenti, associazioni e organizzazioni contadine e indigene non ha nulla a che fare con il sovranismo, ma intende affermare il diritto dei popoli a definire le proprie politiche agricole e le proprie scelte alimentari.

Per La Via Campesina la Sovranità Alimentare è il diritto e dovere di ogni popolo di coltivare in maniera libera cibo per alimentare la propria Comunità senza dover sottostare ai diktat imposti dall’agroindustria, dalle ditte sementiere, dalle politiche agricole neo-liberali, dallo strapotere di banche e assicurazioni che si accaparrano le terre agricole, dalla cementificazione della terra agricola ad uso civile con opere inutili o ad uso militare con basi e da quanti tentano di imporre un modello agricolo industriale.

La Sovranità Alimentare – ricordano gli amici dell’Associazione Rurale Italiana – si conquista attraverso una lotta popolare che vede nell’agroecologia contadina il suo pilastro fondamentale. Vive del contrasto dell’élite dell’agroindustria che drena miliardi di soldi pubblici distruggendo e annichilendo l’agricoltura contadina, che resta invece la vera soluzione ai problemi di sicurezza alimentare e il vero sostegno dei lavoratori che nel campo sono i più sfruttati fra tutti i lavoratori dipendenti di questo Paese.

La nostra è la battaglia contro gli OGM, vecchi e nuovi (oggi si presentano con il nome accattivante di New Breeding Techniques – NBT), non è la “battaglia del grano”. E’ obbligo di ogni governo – ricorda ancora l’Associazione Rurale Italiana – prestare attenzione a quello che succede nei campi e nelle stalle della agricoltura italiana di piccola scala, quelle 800.000 aziende che  restano l’asse portante della nostra agricoltura, malgrado lo stato di deprivazione in cui sta sprofondando.

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