La transizione agroecologica contro la povertà alimentare

La transizione agroecologica contro la povertà alimentare

La transizione verso sistemi alimentari locali, agroecologici e attenti alla biodiversità è urgente e necessaria. Anche per sconfiggere la povertà alimentare. Da decenni il sistema agroalimentare industriale sta danneggiando gli ecosistemi e riducendo la biodiversità e il cibo a una mera merce di scambio e di ricatto. Vogliamo che il diritto al cibo fosse sia inserito nello Statuto di Roma e continueremo a batterci per assicurare l’accesso a un cibo buono, pulito e giusto per tutte e tutti.

Ancora oggi molte persone non ricevono cibo sano a sufficienza: secondo la FAO, nel 2021, 3,1 miliardi di persone non hanno avuto accesso a una dieta adeguata, il che corrisponde a 42% della popolazione mondiale. Le preoccupazioni riguardo all’approvvigionamento alimentare non sono nuove: negli anni ’70, l’improvvisa carenza di cibo e l’aumento dei prezzi spinsero le Nazioni Unite a introdurre il termine “sicurezza alimentare”, cioè “quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti per soddisfare le loro esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per una vita attiva e sana” e a celebrare la Giornata mondiale ogni 7 giugno.

L’agricoltura industriale, con la sua “rivoluzione verde” basata sulla chimica, i pesticidi e le sementi ogm, che si presentava come il sistema destinato a sradicare la fame nel mondo, non solo non ha contribuito a ridurre la povertà alimentare, ma ha causato danni sociali ed ambientali enormi. Favorendo le monocolture, l’industria agroalimentare ha portato a una perdita di biodiversità che ha messo a rischio la sicurezza alimentare su scala globale, diminuendo al contempo la resilienza delle Comunità e la capacità di far fronte ai cambiamenti, compresi quelli climatici. Questo modello si è anche accompagnato dalla diminuzione, se non perdita, di potere dei contadini, le cui richieste vengono oggi spesso ignorate. 
 
Il cibo non è estraneo alle questioni di potereVandana Shiva: “Il cibo è un’arma. Quando si controllano i semi, si controlla la vita sulla Terra”
Collegando la riduzione della povertà alimentare alla crescita economica, il problema della fame è stato decontestualizzato e depoliticizzato, rendendo più probabile l’insicurezza alimentare. Nel 2022, tra i 691 e i 783 milioni di individui hanno sofferto la fame, cifre che sono passate dal 7,9% della popolazione mondiale nel 2019 al 9,2% nel 2022, tra cui maggiormente donne e abitanti delle zone rurali. La sicurezza alimentare non è solo una questione di accesso al cibo, ma anche di provenienza del cibo, di chi lo produce, di chi ne beneficia, di chi lo controlla. 
 
L’Emporio solidale in collaborazione con Nonna Roma è un esempio di come Slow Food Roma cerca di agire sulle cause profonde dell’insicurezza alimentare: uno spazio accogliente per tutte e tutti che vuole proporre una varietà di alimenti donati da piccoli produttori come Baracca, Galline Felici, Pastificio Secondi, ma anche dai negozianti e dai supermercati della zona. L’obiettivo è quello di consentire alle persone che incontrano difficoltà nell’accesso al cibo di scegliere i prodotti che desiderano consumare, di qualità. 
 
Secondo un’indagine dell’OIPA, il 15% della popolazione romana è preoccupato per la mancanza di cibo. L’8 giugno promuoviamo, insieme a Nonna Roma, una giornata di raccolta alimentare straordinaria, anche per denunciare la mancanza di efficaci politiche che contrastino la povertà alimentare. È possibile donare la propria spesa presso l’Emporio Slow Social Market sabato stesso dalle 10 alle 14. 
 
di Roxane Escalettes

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