Largo ai giovani: Via Bixio chiusa al traffico guarda al futuro delle nuove generazioni

Largo ai giovani: Via Bixio chiusa al traffico guarda al futuro delle nuove generazioni

Da venerdì 19 febbraio è partita la pedonalizzazione di Via Bixio. Un traguardo importante a cui tendono i genitori e insegnanti della Scuola di Donato da oltre 15 anni. La strada rappresenta uno spartiacque che divide la scuola elementare da un altro polo scolastico dell’Esquilino, l’Istituto Tecnico Galileo Galilei, creando un quadrante particolarmente affollato da bambine e bambini, ragazze e ragazzi di diverse età che ogni giorno percorrono quel tratto e che hanno il diritto di vivere quello spazio in tutta sicurezza.

Nel provare a raccontarvi questa vicenda, abbiamo raccolto le testimonianze di due mamme: Maura Zacchi, neoeletta vicepresidente dell’Associazione Genitori Scuola di Donato e Anna Becchi, fondatrice dell’Associazione di cui oggi non è più membro ma che ha contribuito al suo sviluppo per 15 anni e che oggi continua a seguire con grande partecipazione.

Perché l’esigenza di pedonalizzare Via Bixio?

«La pedonalizzazione delle strade scolastiche – racconta Anna Becchi – è una pratica utilizzata da decenni in molte città di Europa più avanzate dal punto di vista della vivibilità urbana. I motivi per cui si fanno sono molti: basta leggere i dati OMS 2016 sulla mortalità in Europa per scoprire che gli incidenti costituiscono la principale causa di morte nei bambini tra i 5 e i 14 anni. Pedonalizzare quindi significa garantire una maggiore sicurezza ai bambini. Inoltre tutela la salute, in particolare degli apparati respiratorio e neurologico dei bambini, messi a dura prova dalle elevate concentrazioni di inquinanti atmosferici che si respirano durante i percorsi casa-scuola e davanti alle scuole[1]; incentivano comportamenti sani, l’attività fisica, l’autonomia e il gioco all’aria aperta, favorendo lo sviluppo di una comunità intorno alla scuola».

Dunque, poco a poco, vi siete riappropriati dei vostri spazi?

«Il punto è proprio questo, – interviene Maura Zacchi – la scuola ha bisogno di spazi all’aperto. La soluzione provvisoria dei divisori non era certo risolutiva a questo scopo.  Gli alunni dall’inizio dell’anno, soprattutto i più piccoli, soffrono lo stare sempre in classe e non poter uscire. Il cortile non riesce a contenere tutte le classi e per consentire la rotazione si devono fare i turni. Il covid ci ha insegnato quanto sia importante avere luoghi esterni per poter giocare in sicurezza senza essere sommersi dalle auto. Perciò avere uno spazio scolastico al di fuori delle aule è fondamentale. Ora possono fermarsi a giocare qualche minuto in strada prima di richiudersi in casa».

E’ una battaglia che avete intrapreso da molto tempo. Quali sono state le tappe fondamentali di questo percorso lungo 15 anni? E’ davvero concluso?

«Nell’estate del 2005, la comunità della scuola ha subito un trauma molto forte – ci racconta Anna – Un bambino di 10 anni, Mark Matibag, è morto investito da una macchina mentre stava venendo a giocare a basket nel cortile della scuola.  Da questo dolorosissimo trauma è nato un evento straordinario che dal 2006 si ripete tutti gli anni il secondo sabato di maggio nel rione Esquilino, riservando per l’intera giornata la circolazione solo ai pedoni. Si tratta della manifestazione “Una città a misura dei bambini” che, insieme ai tornei di basket e alle altre attività sportive, giochi, spettacoli, danze popolari, offre una riflessione sul tema della giornata: progettare una città che metta in primo piano le esigenze dei bambini e dei giovani con spazi pubblici aperti, parchi e palestre attrezzate, luoghi di gioco e di sport, percorsi pedonali protetti, piste ciclabili. Alla manifestazione partecipano in rete 40 realtà di quartiere, istituti scolastici, enti locali e 2500 cittadini che vengono a testimoniare il proprio impegno per l’integrazione, il rispetto e l’affermazione dei diritti di tutti. Sulle basi di questo percorso, nel 2013 con altri genitori dell’Associazione Scuola Di Donato abbiamo scritto i 10 punti per una città a misura dei bambini e che segnano le origini di via Bixio come strada scolastica (il decalogo può essere consultato qui https://bit.ly/3bHNNuV, ndr).

«Dopo la morte di Matibag – continua la vicepresidente Zacchi – abbiamo sentito l’urgenza di chiedere una città a misura di bambino e bambina, ragazzo e ragazza. La pandemia in questo ci ha aiutati dandoci la spinta a perseguire gli obiettivi dell’Associazione, di cui via Bixio è solo il primo passo. Il percorso è appena iniziato: bisogna intervenire su tutti gli attraversamenti che portano a scuola, che restano pericolosissimi, poco segnalati, nascosti dagli alberi, la sera c’era pochissima luce. Continueremo a chiedere un quartiere che si metta nei panni dei più piccoli perché solo così potrà essere un quartiere migliore».

Cosa pensate di fare dopo l’inaugurazione della pedonalizzazione? C’è già un progetto in cantiere?

«Noi come altre associazioni del quartiere abbiamo tante idee – rivela Maura Zacchi – Il municipio è molto disponibile ad aprire un confronto per una progettazione partecipata. La strada ovviamente serve tantissimo alla scuola ma è una ricchezza per tutto il rione. Da quando è stata interdetta al traffico veicolare, proviamo a viverla ogni giorno. La scuola la sta utilizzando per fare lezione all’aperto, l’associazione genitori per portare i propri figli a giocare in sicurezza il pomeriggio dopo le lezioni. Speriamo che la strada si possa poi riempire di alberi e diventi un luogo di socialità. Un percorso verde in continuità con Piazza Vittorio, via Statilia e Carlo Felice».

Maura e Anna, come la vedete una merenda in primavera, a base di prodotti buoni, puliti e giusti in sinergia con Slow Food Roma?

«La vediamo benissimo! Con queste giornate non aspetteremmo la primavera, facciamole subito! A Roma per fortuna fa caldo e il sole ci riscalda sempre. Quindi, quando Slow Food Roma è pronta noi ci saremo!»

 

Giulia Catania


[1] (Alvarez-Pedrerol et al. 2017; Boniardi et al. 2021; Clifford et al. 2016;  Khreis and Nieuwenhuijsen, 2017; Rivas et al. 2018)