Api romane: come custodire la biodiversità anche in città

Api romane: come custodire la biodiversità anche in città

Tubi di scarico, inquinamento acustico e luminoso, parchi di cemento e tanta immondizia. 

Ecco, se dovessimo descrivere le metropoli del nostro paese, probabilmente sarebbero questi gli elementi che ci verrebbero di più in mente. Le grandi città invece, oltre alla bellezza disarmante dei suoi palazzi, chiese, vie e centri storici, possono offrire un grande tesoro per promuovere pratiche sostenibili e far rifiorire – è proprio il caso di dirlo – la biodiversità del contesto in cui viviamo.

Tra le iniziative di successo, vi sono i progetti di apicoltura urbana diffusi ormai nelle città di tutto il mondo. In Italia, Roma ha fatto da apripista nel 1980 installando il primo apiario sperimentale in una metropoli, sul tetto di Palazzo della Valle che ospita la sede di Confagricoltura. Da allora, si è alimentato un grande interesse per l’apicoltura urbana, che da fenomeno di tendenza è diventato uno strumento strategico per monitorare lo stato di salute del territorio, analizzando la qualità dell’aria, il livello di inquinamento atmosferico e fornendo informazioni sulla biodiversità dell’area cittadina. Da questi primi progetti, si comincia finalmente a comprendere il ruolo di api e impollinatori che diventano per noi fedeli alleate e sentinelle imprescindibili per capire lo stato di salute del nostro territorio. 

Lo sanno bene Ellen Belardi e Daniele Cangioli di Api romane, associazione indipendente che fa parte della rete nazionale di apicoltura urbana, una delle tante realtà amiche che collaborano da tempo con Slow Food Roma. Attraverso il loro operato promuovono una nuova ecologia e progetti di inclusione sociale, sviluppando il senso civico e la consapevolezza dei beni collettivi, come l’ambiente naturale e i suoi piccoli abitanti. 

Quando e come nasce Api romane?

abbiamo scoperto la affascinante possibilità di allevare api in città durante il terzo convegno di apicoltura urbana che si svolse a Roma nel 2014; La mia compagna ed io rimanemmo sbalorditi dagli esempi di altre città italiane, come Torino, dove già da anni si potevano vedere arnie nei parchi e sui terrazzi! Ne parlammo ad altri amici tutti già apicoltori per autoconsumo e decidemmo di dar forma al primo gruppo informale per cercare spazi e collaborazioni in città. Successivamente, vista la poca collaborazione da parte delle associazioni di categoria decidemmo di far nascere le “Api romane” come associazione indipendente e di far parte della nascente rete nazionale di apicoltura urbana.

Perché c’è bisogno di fare apicoltura urbana?

Per rendere le città più verdi, a misura di persona e di ape! Anche se può sembrare banale è uno dei modi che abbiamo per riavvicinare noi stessi e chi ci circonda alla natura e ai suoi tempi e ritmi e, perché no, per l’autoconsumo del miele! L’ape è anche un’ottima bioindicatrice!

Roma si presta bene a questa attività?

Certamente! In città le api trovano “pascolo” con alta biodiversità vegetale (una manna per le api) in parchi giardini, orti, viali alberati o in zone periurbane. Roma per questo è speciale, se vediamo la mappa scopriamo quanto verde abbiamo a disposizione e quanta campagna (ahimè residuo di quello che era campagna) arrivi a ridosso dei palazzi.

Quali sono i benefici per la città (ambientali, sociali) e quali per la comunità?

Dove l’apicoltura urbana è forte, coscienziosa e non mira solo al proprio orticello o al barattolo di miele, vediamo un fiorire di esperienze di recupero di aree verdi, di inclusione sociale, cultura e educazione ambientale tramite l’api-didattica, e alimentare. Non poco di questi tempi!

Da quando si pratica apicoltura in città, è cambiato l’assetto urbano (es. ci sono più zone dedicate, più parchi, più aree verdi)?

Non possiamo parlare di cambiamento dell’assetto urbano, almeno in Italia, ma sicuramente troviamo sempre più persone o gruppi che istallano apiari in orti o spazi privati. A Roma era stata approvata una proposta di delibera comunale per incentivare la apicoltura urbana, ma ancora ne attendiamo l’attuazione. Forse sarebbe l’ora per noi apicoltori e apicoltrici in città farci sentire, per far diventare l’apicoltura motore di cambiamento!